Fin dalla nascita, il bambino riceve messaggi educativi di svariato genere dalle molteplici figure che gli ruotano attorno: dalla madre e il padre, poi dai nonni, gli zii, i parenti, gli insegnanti insomma, dai “grandi” in generale. È così che si forma un’idea del mondo, degli altri ed anche di sé. Si fondano valori, credenze popolari e convinzioni esistenziali; si apprendono le norme, costituite da permessi e divieti.
Il bambino, che ha come mera ambizione la sopravvivenza (garantita dall’amore delle figure genitoriali in primis), si adatta alle richieste esterne, mettendo spesso da parte le predisposizioni naturali nell’affrontare la vita. Questo significa che, se ad esempio gli adulti lo vogliono autonomo in tempi brevi, Egli farà il possibile per soddisfarli, così da garantirsi accettazione e un senso di adeguatezza. Se si comporterà nel modo richiestogli, sarà un bimbo meritevole d’amore; viceversa, in caso contrario, molto probabilmente si sentirà etichettato e indegno dell’affetto e stima altrui.
I rinforzi come “ma che bravo il mio ometto che mangia già da solo”, “mio figlio è avantissimo perché fa tutto da solo e non chiede mai aiuto”, oppure frasi del tipo “quelli che non capiscono, fanno domande”, “chiedere aiuto è da femminucce”, i rimproveri “ma non riesci a fare proprio niente da solo?”, “arrangiati” e addirittura i proverbi come “chi fa da sé fa per tre” e “aiutati che il ciel t’aiuta”, diventano veri e profondi messaggi capaci di condizionare le scelte di una vita intera. Il risultato è che quel bambino (che un giorno diverrà un adulto) non porrà domande in classe di fronte alla spiegazione di un concetto mal compreso perché, se lo facesse, gli altri penserebbero che sia stupido (anche se, in realtà, è soltanto lui a pensarlo!). O magari, di fronte ad una necessità interiore, sceglierà di non confidarsi perché queste cose le fanno i deboli chi, appunto, dimostra di non farcela da solo (manco fosse un disonore). Oppure, una volta cresciuto, se il vicino di casa si proponesse di aiutarlo a portare le pesanti buste della spesa, rifiuterebbe categoricamente, anche a condizione di farsi tre piani a piedi, con le mani tagliate dai manici della cassa d’acqua e una temperatura esterna di trenta gradi all’ombra. A qualcuno forse farà sorridere ma, assicuro, per molti la vita è davvero così: FA – TI – CO – SA. E faticosamente vissuta in solitudine.
Quindi che fare? Autorizzarsi a svestire i panni di “Superman” e di “Wonder Woman”, per essere un umano sorridente sulla Terra. E, in quanto umano, umanamente emozionarsi, relazionarsi, affrontare la quotidianità, per poi scoprire che la vita è più semplice se si chiede ciò che non è risultato chiaro, se si condivide un disagio, se si alleggerisce il carico permettendo agli altri di starci accanto. Insomma, basta affanni, mascelle tese e vita sociale ridotta all’osso o a scambi del tipo “oggi ho visto, comprato, fatto….”.
In che modo ottenere tutti questi benefici? La Psicoterapia è una validissima strada verso la luce e l’armonia interiore. Ormai, resta solo da… chiedere! E godere appieno di questo straordinario viaggio alla volta di sé.